Ha fatto parlare il mondo vitivinicolo calabrese la proposta, partita da Confagricoltura, sulla istituzione di una Doc Calabria a cui ha ribattuto con forza la Coldiretti. Oltre al mondo associativo agricolo nel dibattito che si è innescato dopo il Vinitaly sono intervenuti anche alcuni produttori. Per primi il presidente Salvatore Caparra e il vicepresidente Giuseppe Siciliani della Caparra & Siciliani,
.Il meglio delle maglie calciole puoi trovare su Maglia4outlets.com. Personalizzale a prezzi Imbattibilistorica azienda cirotana che hanno fatto sapere, tramite una nota che l’azienda «si oppone a questo processo che a noi appare involutivo perché mentre le altre regioni valorizzano le diversità tra le DOC e le caratteristiche dei vitigni autoctoni, il presidente Statti tende ad omologarle». Addirittura Salvatore Caparra referente della sezione crotonese di Confagracoltura ha accusato il presidente regionale Alberto Statti «non è stata concordata con le sezioni vitivinicole provinciali». A ribadire le posizioni del mondo cirotano ha ribattuto Raffaele Senatore, presidente della casa vinicola omonima, che ha apertamente dichiarato che «istituire una Doc Calabria per tutti i vini della regione significa cancellare l’identità dei territori; sminuire il lavoro di chi, in questi anni, si è prodigato per la valorizzazione del terroir; penalizzare chi ha investito tempo e risorse per garantire quella qualità nella bottiglia ormai riconoscibile in tutto il mondo». Piuttosto ha segnalato la necessità di ragionare sulla possibile introduzione della Docg (denominazione d’origine controllata e garantita). Per il presidente dell’azienda dell’Unicorno le motivazioni del Presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, di «tutelare le diversità del modello agroalimentare del vino calabrese» è la scelta più saggia. Demetrio Stancati, presidente del Consorzio di tutela Terre di Cosenza Dop, che ha sottolineato la nacessità di lavorare alla costruzione condivisa del brand Calabria ha affermato come questa necessità debba tradursi «in una serie di nuove sinergie atte a convincere i consumatori che qui c’è un territorio di qualità tutto da scoprire, molto diversificato e con mille colori e mille sapori». Un brand commerciale non deve essere confuso con le Doc e Dop del vino che sono «espressione di determinati vitigni e di luoghi diversi tra loro per storia e per natura». La convinzione di Stancati è che la ricchezza di una regione sia data dalla grande varietà di prodotti fortemente legati al territorio. «Se volessimo dare una sola immagine alla vitivinicoltura calabrese – precisa – confonderemmo i  consumatori, ma soprattutto penalizzeremmo i produttori che in un singolo vitigno autoctono ed in un ben definito territorio hanno creduto ed investito. È come se la Toscana uniformasse Chianti, Morellino di Scansano e Brunello di Montalcino riversando tutto in un unico calderone». I produttori della provincia di Cosenza, dunque, ben si trovano allineati «con le posizioni già espresse dal consorzio di tutela della Doc Cirò e dalla Coldiretti» ricordando agli addetti ai lavori e non che esiste già una Indicazione Geografica Tipica (IGT) che abbraccia l’intera regione, nata per raggruppare tutti i vini prodotti con vitigni prevalentemente internazionali e quindi che prescindono da un legame prettamente territoriale. Anche Luigi Nola, della Ferrocinto, è intervenuto nel dibattito evidenziando la necessità per il mondo vitivinicolo calabrese di «proseguire nel cammino di ricerca, innovazione e qualità costruendo al contempo una rete regionale che ci veda insieme protagonisti». La proposta avanzata da Alberto Statti di Confagricoltura regionale per l’istituzione della Doc Calabria prende spunto dall’esperienza siciliana che sta ottenendo importanti risultati. Su ciò «non servono levate di scudi, opposizioni categoriche e polemiche sui giornali» ma la «cosa più adeguata sarebbe quella di discuterne tra noi, di guardarci in faccia e ragionare su quali siano i passi più corretti da fare. Sul vino calabrese – aggiunge Nola – c’è attenzione, il settore ha enormi potenzialità di cui anche la Regione si è finalmente resa conto iniziando a costruire una strategia di sostegno e valorizzazione unitaria; sono segnali che non dobbiamo svilire alimentando inutili polemiche». L’invito è quello di approfondire «tutte le proposte» e ragionare assieme «perché se c’è una cosa che dovrebbe essere chiara a tutti è che dal futuro delle singole aziende e dalla loro capacità di produzione e commercializzazione dipende quota parte il futuro dei singoli territori, del sistema economico regionale, dei livelli occupazionali che possiamo garantire». Il responsabile di Cantine Ferrocinto invita ad una «riflessione matura per cogliere, cosi come accade nei nostri vigneti, tutti quei segnali e quegli elementi che consentono di avere frutti positivi; certo è che non possiamo stare fermi, né tantomeno possiamo cullarci sui risultati ottenuti».

Vincenzo Alvaro – alvaro@vinocalabrese.it

Foto archivio Vinocalabrese.it, Montesanto Sas, Newsandcom.it

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