di Alberto Carpino – Responsabile comunicazione Istituto Tecnico Agrario
All’istituto tecnico agrario di Catanzaro si riparte da quattro
Quattro anni di assenza è un tempo lunghissimo, quattro anni di interruzione in una delle attività didattiche che da sempre hanno rappresentato il fiore all’occhiello dell’Istituto Tecnico Agrario Vittorio Emanuele II di Catanzaro. Da quando esiste la scuola si è sempre fatto il vino, e la Città di Catanzaro ha sempre risposto con entusiasmo gradendo le produzioni tanto che tutto il il vino è stato sempre venduto
Lo stop forzato è stato determinato dalla necessità di ristrutturare profondamente i locali della cantina scolastica per adeguarli alle normative igienico-sanitarie e per dotarli, contemporaneamente, delle più moderne attrezzature enologiche.
La scuola agraria catanzarese ha sempre vantato una tradizione vitivinicola e fino agli anni ’90 poteva ostentare addirittura campi di vigneti sperimentali dove si studiava l’ampelografia e le più modene tecniche di allevamento e coltivazione della vite. Successe, poi, che tutta l’area adibita alla sperimentleazione frutticola e viticola, fu inglobata in quello che è diventato il polmone verde della Città di Catanzaro: il Parco della Biodiversità Mediterranea della Scuola Agraria.
Sembrava che tutte le competenze acquisite nei lunghi anni precedenti fossero destinate a perdersi, ma grazie alla lungimiranza dell’allora Preside Giseppe Rizzitano, la produzione vinicola non fu mai interrotta e riprese, anzi, con maggior vigore forte della esperienza maturata da quel Dirigente in quel di Conegliano Veneto. Tanti premi conseguiti nei più svariati concorsi enologici nazionali, specie quelli che si svolgono annualmente tra gli istituti tecnici agrari italiani. Premi che spesso hanno visto i vini dell’agraria di Catanzaro confrontarsi alla pari con Scuole molto più blasonate sotto il profilo delle produzioni vinicole. L’ultimo anno prima dello stop i vini dell’agraria erano esposti e degustati in una bellissima manifestazione in occasione della presentazione della guida slow wine di slow Food della Calabria. Fin qui la storia passata. Oggi la scuola grazie all’entusiasmo e sotto l’impulso di una nuova dirigente, la Dottoressa Rita Elia, si è ripresa il suo ruolo di protagonista nello scenario della formazione agraria regionale. E’ stato creato uno staff di docenti costituito dal Responsabile dell’Azienda e della Cantina Prof. Dott. Agr. Alberto Carpino e dai docenti della disciplina trasformazione dei prodotti Proff. Maria Giardinazzo, Maria Teresa Arcieri e Vincenzo Randazzo, supportati dall’esterno dal vitivinicoltore Cataldo Calabretta di Cirò e dall’Enologo Antonio Zaffina.
Si è capito che questo era l’anno buono quando già nel mese di luglio si è iniziato a sbrogliare le pratiche per mettere a posto la situazione burocratica con la SCIA sanitaria e con la nuova attribuzione del Codice ICQRF rilasciato dall’ispettorato repressione Frodi, sede di Lamezia Terme, competente per territorio.
Un lavoro meticoloso quanto necessario per garantire i consumatori riguardo alla sanità del prodotto che da qui a poco sarà messo in vendita e finirà sulle tavole dei consumatori che non hanno mai smesso di sostenere e incoraggiare la scuola.
Non è stato facile, riprendere le attività . Ritardi nelle consegne delle attrezzature enologiche hanno messo a serio rischio il ri-avvio delle produzioni vinicole. Ma quando il gioco si fa duro entrano in campo i duri. Ormai la macchina organizzativa era avviata e non si poteva rinviare oltre. L’attrezzatura al completo è così costituita: una pigia diraspatrice, una pompa di trasporto delle vinacce al fermentino, un fermentino refrigerato da 30 hl, una serbatoio da 30 hl e 3 da 20 hl ciascuno tutti collegate all’impianto ad atmosfera controllata, una pressa orizzontale, una riempitrice semiautomatica per imbottigliamento con tappatrice capsulatrice. Un impianto con una potenzialità di 80 hl che non ha alcuna velleità di competere con i produttori professionali ma che è utile principalmente dal punto di vista didattico, non certo a scopo di lucro ma solo per finanziare le attività didattico-laboratoriali, attesa la cronica mancanza di fondi ministeriali. C’è anche un impianto sperimentale di spumantizzazione. A completare l’attrezzatura mancavano due pompe. Una, quella per il convogliamento del pigiato al fermentino è stata consegnata appena il giorno prima. Mancava ancora una pompa per poter effettuare i rimontaggi. Tanto ben di Dio rischiava di non poter essere utilizzato perché banalmente mancava una pompa. Una cosa insopportabile!
Ecco che dal cilindro spunta fuori la solidarietà e la voglia di esserci, di partecipare, di dire: anche io ho fatto qualche cosa per la mia scuola. Tra i tanti studenti figli di titolari di aziende agrarie il taciturno Pietro Iaquinta propone di prestare alla scuola la pompa della sua azienda dove avevano appena finito di vinificare. Un gesto di generosità che ha consentito di ripartire con rinnovata energia.
In men che non si dica sono stati contattati i produttori che hanno fornito una splendida uva dei vitigni Magliocco e Aglianico mentre per il bianco è stato usato il vitigno autoctono Mantonico.
Ecco che la festa ha avuto inizio. Commovente l’entusiasmo che è stato generato dalla ripartenza delle attività, decine di studenti hanno fatto a gara per scaricare dal camion le cassette dell’uva. Una catena umana, che si muoveva con coordinazione fino allo svuotamento nella pigiadiraspatrice. L’accensione della macchina e via, un ciclo continuo per riempire il fermentino refrigerato.
L’applauso liberatoria non appena le vinacce, risalendo una prevalenza di 3 metri hanno iniziato a riversarsi nel serbatoio. Di colpo esplode la gioia per aver vinto una battaglia che solo qualche ora prima sembrava fatalmente persa. E invece no, la caparbia, la voglia di riuscire a ritornare agli antichi fasti era un dovere che ciascun insegnante ha fatto propria per donare a questi studenti volenterosi il senso della loro presenza in questa gloriosa scuola.
Dal punto di vista prettamente tecnico la fermentazione è partita in modo superlativo e sono già stati eseguiti 8 rimontaggi, in 4 giorni. Tutte le fasi sono costantemente monitorate nel laboratorio di Chimica Agraria dove si controllano i principali parametri chimici come indicatori del buon andamento della fermentazione fino al completo svolgimento dello zucchero in alcol.
Le premesse per una buona produzione di qualità ci sono tutte. Quando il vino sarà pronto si organizzerà una festa alla quale tutta la cittadinanza sara chiamata a partecipare. Si degusterà il vino, e saranno messi in vendita gli ortaggi prodotti nell’azienda scolastica, il mosto cotto, le confetture di frutta e le marmellate, i saponi fatti con l’olio lampante, e persino l’olio extravergine di oliva prodotto con le olive del parco della Biodiversità gentilmente offerte dal Presidente Michele Traversa.
L’istituto Agrario V. Emanuele II di Catanzaro, 145 anni di vita, certamente uno dei più antichi d’Italia è rinato a nuova vita e può, da oggi, rivendicare il suo ruolo da protagonista nel campo dell’istruzione agraria regionale, mentre si accarezza il sogno di poter attivare all’interno della scuola un indirizzo di enologia. La scuola se lo merita, i ragazzi se lo meritano, questo territorio se lo merita. La scuola sta facendo la sua parte, le Istituzioni preposte dovranno fare la loro.