Per l’ultimo appuntamento del progetto di alta formazione promosso dal Centro per la valorizzazione dell’Agroalimentare Meridionale arriva il direttore di Rural Hack e fondatore di Ninjamarketing Può esistere un percorso possibile per far convivere la dimensione sociale con quella ambientale e tecnologica, redistribuendo valore alle persone e ai territori? E’ la domanda che animerà l’ultimo incontro dell’Accademia della terra, il progetto formativo a partecipazione gratuita ideato e prodotto dal Centro per la Valorizzazione dell’Agroalimentare Meridionale e dalla studio di consulenza Gagliardi Associati in partnership con Vinocalabrese.it che rientra nel programma “Borgo delle Eccellenze Enogastronomiche nel labirinto del Gusto” avviato dal Comune di Saracena finanziato dal bando “Borghi e Ospitalità” della Regione Calabria. Partito a fine agosto il progetto ha promosso sei incontri con altrettanti formatori di alto profilo, con l’ambizione di voler offrire al tessuto produttivo e sociale delle aree rurali e interne, l’occasione di acquisire conoscenze e competenze attraverso un programma organizzato di lezioni che hanno aperto nuove prospettive affrontando temi caldi e di grande attualità nell’ambito agricolo, economico, ambientale. Sabato 4 novembre alle ore 17:30 sarà la Sala consiliare del comune di Saracena ad accogliere Alex Giordano, direttore di Rural Hack e fondatore di Ninjamarketing, pioniere italiano della rete tanto da essere considerato uno dei principali esperti di Social Innovation, Agritech e Digital Transformation applicata al settore agroalimentare, che darà vita al settimo appuntamento formativo “Foodsystem 5.0, Agritech, Dieta Mediterranea e Comunità”. L’innovazione tecnologica sarebbe il nostro miglior alleato nella lotta ai cambiamenti climatici, nel contrasto alla perdita di biodiversità e per il miglioramento della qualità del cibo. In questa equazione, tuttavia, manca quasi sempre un elemento: la persona, la comunità. Si rischia – secondo Giordano – di avere l’ennesima accelerazione che può dare un contributo alla risoluzione di alcuni problemi andando però ad aggravare le disuguaglianze, gli effetti negativi sull’ambiente e la perdita del senso di collettività. Per questo occorre puntare su una dieta mediterranea 5.0: un modello di sviluppo capace di mettere le tecnologie al servizio della società, delineando un percorso possibile per far convivere la dimensione sociale con quella ambientale e tecnologica, redistribuendo valore alle persone e ai territori.