• Il Cirò cambia. Per vendere all’estero

    Il Cirò cambia. Per vendere all’estero

    di Stefania Monaco – Il Tempo del 19 – 09 – 10 pag 30

     

    «Internazionalizzare il gaglioppo aggiungendo al disciplinare la possibilità di usare uve come il merlot, il cabernet in modo da conferire quel gusto, quel colore che ammalia il mercato» questa è l’intenzione del presidente Gaetano Cianciaruso del Consorzio di tutela vino Cirò. In sintesi la doc Cirò (attualmente gaglioppo per il 95% e 5% di greco e/o trebbiano), dovrebbe cambiare per volere della maggioranza dei produttori. Ma il gaglioppo è un vitigno importante, antico. Portato dai Greci sulla costa jonica e tradotto in vino, veniva caricato sulle navi di Sibari tramite un enodotto. Era il vino di Pitagora, che dava i numeri, d’accordo. «Ma qui si esagera», insorgono i critici. «Quando si ha a che fare con un vitigno così particolare come il gaglioppo, non si può pensare di renderlo di gusto internazionale aggiungendo merlot e cabernet: così si snatura la vera identità di questo vino», afferma Luciano Pignataro, responsabile vino Slow Food Campania. «Dobbiamo stare attenti a non seguire una moda ormai passata. La tendenza è un’altra: in questo momento possiamo giocare un ruolo importante se lavoriamo bene sul prodotto e sulla comunicazione. Al gaglioppo non manca niente, anzi», è quanto dichiara Giovanni Gagliardi, anima e cuore del portale vinocalabrese.it. Produzioni ce ne sono tante, in questa regione, che è quasi sempre assente nell’Italia enologica, tanto che spesso nelle carte dei vini la Basilicata confina con la Sicilia, mentre potenzialmente potrebbe essere la regione del vino (come lo è per l’olio con ben 36 cultivar). A favore del gaglioppo «in purezza» si sono schierati produttori grandi e noti come Nicodemo Librandi (anch’egli matematico: sarà un caso?) e giovani talenti come Francesco De Franco, arrivato fino in Cile per capire come fosse meglio vinificare il suo. Anche Luca Gardini, sommelier del pluristellato ristorante Cracco di Milano racconta: «Mi è capitata una bottiglia di Cirò del ’90 mentre mi allenavo per il mondiale. Ho fatto un salto: il vino di vent’anni era allegro, vivo, profumato, per nulla in decadenza! Un grande vino. Consiglierei ai produttori di Cirò di concentrarsi su prodotti simili». Luca è attualmente il miglior sommelier Europeo.

     

     

  • Impennata della produzione in Calabria

    Impennata della produzione in Calabria

    E’ la Calabria del vino a guidare la classifica delle regioni più  produttive per il 2010 in confronto all’annata precedente. Mentre a livello nazionale si registra un lieve calo con un – 1 % di media, la Calabria fa registrare un incremento del 15%. Chiudono la classifica la Sardegna e la Sicilia, rispettivamente con un -15% e un – 20%.

    In ripresa anche i prezzi delle uve bianche mentre ancora in sofferenza quelle rosse.

     

     

    Fonte Cia

  • Il Consorzio del Cirò si sconfessa da solo

    Il Consorzio del Cirò si sconfessa da solo

    Abbiamo visto il video promozionale confezionato dal Consorzio di Tutela della Doc Cirò e Melissa e pubblicato l’8 aprile 2010, in piena bagarre, su canale del Consorzio suYouTube

     

    Ad un certo punto Riccardo Cotarella, parlando del vitigno e di come sia espressione di territorio e popolo che lo abita afferma (al minuto 3,14): Il gaglioppo “è un vitigno sicuramente tra i più difficili da interpretare, perchè alla base ha un carattere che è espressamente mediterraneo e anche espressione del carattere del suo popolo, cioè ha questa forza tannica che lo contraddistingue, avvolte è esuberante al punto che si fa sentire in maniera prepotente specialmente alla degustazione, specialmente nel lato gustativo. Ma questo è il gaglioppo e noi non non dobbiamo, non vogliamo e non possiamo assolutamente gestire, ammorbidire e far sì che non esprima questa caratteristica primaria che sono i tannini di questo vitigno; a fianco di questo un’altra caratteristica che lo distingue da altri vitigni, anche del sud, è la sua eleganza nel colore e quando parlo di eleganza intendo dire una povertà del patrimonio cromatico che lo rende avvicinabile a grandi vitigni: il pinot nero, per esempio, o il nerello mascalese, dove c’è grande tannino ma poco colore. La questione del poco colore, in passato, è stato scambiato per un difetto, ma è stato un errore GRAVISSIMO, perchè il colore è uno degli elementi di un vitigno non è l’elemento del vitigno. Anzi laddove il colore non è così eccessivo, è più facile distinguerlo e identificarlo con il suo vitigno di origine. E’ un vitigno che si presta in maniera prepotente all’invecchiamento, proprio per la sua ricchezza tannica. Vini giovani rossi ne è pieno il mondo e vini che possono invecchiare, se togliamo qualcosa in Francia per il resto l’Italia ha il suo patrimonio più ricco specialmente al sud. Quindi è un vino da invecchiamento, è un vino che chiede legno ma non in modo invasivo…”.

     

    Il consorzio nel suo video ufficiale dice, per bocca di Cotarella, le stesse cose che chiedono i produttori che hanno fatto ricorso… Ci auguriamo che rivedano il video.

     

     

     

     

     

  • CIRO’: il ricorso

    CIRO’: il ricorso

    Spett.le

    MI.P.A.A.F.

    Comitato Nazionale per la tutela e la

    valorizzazione delle denominazioni

    di  origine  e  delle  indicazioni

    geografiche tipiche dei Vini

    Via XX Settembre  n. 20

    00187 Roma

     

     

     

    Cirò Marina, li 07 Settembre 2010

     

     

    Oggetto: Controdeduzioni e istanze su proposta disciplinare DOC “Cirò” 

     

     

    In riferimento alla proposta di Disciplinare della Denominazione di Origine controllata dei vini «Ciro’» pubblicata in Gazzetta Ufficiale n.187 del 12 Agosto 2010, gli scriventi firmatari in calce in qualità di soggetti interessati, presentano controdeduzioni e istanze di seguito esplicitate ai sensi della normativa vigente.

     

    Premessa: 

    All’ art. 1 comma 1 la Legge 164/92 definisce la Denominazioni di Origine dei vini come “il nome geografico di una zona viticola particolarmente vocata utilizzata per designare un prodotto di qualità le cui caratteristiche sono connesse all’ambiente naturale ed ai fattori umani”. Tale definizione viene ribadita e rafforzata all’Art. 1 del D. L. 8 aprile 2010, n. 61.

    Mentre all’art. 1 comma 2 la L. 164/92 definisce l’Indicazione Geografica Tipica dei vini come “il nome geografico di una zona utilizzato per designare il prodotto che ne deriva”.

    Il legislatore ha sentito dunque l’esigenza di esplicitare che per produrre vini a D.O. non è sufficiente che il prodotto derivi da una determinata zona geografica ma è necessario che le caratteristiche dei vini a D.O., a differenza dei vini a I.G.T., siano legate indissolubilmente al terroir d’origine, “all’ambiente naturale ed ai fattori umani” ossia alle pratiche e alle tradizioni enologiche e viticole, alla storia e alle tradizioni di una specifica zona, fattori che hanno un peso determinante per l’identità e la definizione del vino prodotto.

     

    Oggi il mercato vinicolo mondiale sta subendo l’attacco dei cosiddetti paesi del “Nuovo Mondo” che propongono vini omologati dal gusto internazionale ad un rapporto qualità/ prezzo estremamente competitivo. In questo mercato fortemente globalizzato, la vitivinicoltura italiana dispone di un’arma in più rispetto alla realtà francese: l’immenso patrimonio dei vitigni autoctoni che permettono di produrre vini facilmente riconoscibili ed inimitabili.

    Per questo i produttori italiani e soprattutto quelli di piccole realtà vitivinicole, vedi quelli del Cirò (il Cirò rappresenta circa lo 0,2% dei vini italiani a D.O), hanno necessità di “disciplinari di terroir” cioè di regole di produzione fortemente legate al territorio di origine che li differenzino dall’omologazione dominante e li tutelino da qualsiasi possibilità di imitazione.

    Disciplinari di terroir come condizione fondamentale, alti standard qualitativi in vigna e cantina, specifiche strategie di marketing e comunicazione sono gli strumenti che danno la possibilità ai produttori di emergere e distinguersi in un mercato sempre più competitivo e difficile da conquistare.

    Riconoscibilità immediata, caratteristiche uniche ed inimitabili, quantità ridotte sono le condizioni primarie per produrre un vino che riesca ad emergere dalla massa e che consenta ai produttori di aumentare i margini di remunerazione.

     

    Controdeduzioni e istanze che riguardano l’art. 2 e l’art. 6 della proposta di disciplinare:
     

    Articolo 2

    La proposta cita: I vini Cirò rosso e rosato devono essere ottenuti da uve prodotte da vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica:

    Gaglioppo minimo 80%

    possono concorrere alla produzione di detti vini le uve a bacca rossa provenienti dalle varietà idonee alla coltivazione nella Regione Calabria da sole o congiuntamente fino ad un massimo del 20% ad esclusione delle varietà Barbera, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Sangiovese e Merlot, che possono concorrere fino ad un massimo del 10%

     

    Controdeduzioni all’art. 2 della proposta di disciplinare: 

    • La possibilità di utilizzare TUTTE le uve a bacca rossa di varietà idonee alla coltivazione nella Regione Calabria compromette l’identità territoriale e culturale del Cirò Rosso, diversamente da quanto disposto dall’art.1 della legge 164/92 che lega le D.O. al terroir d’origine dove i fattori umani, cioè le pratiche enologiche e viticole, la storia e le tradizioni locali, hanno un peso determinante per la caratterizzazione del prodotto.

    Nella lista delle varietà idonee esistono vitigni italiani e altri cosiddetti internazionali che nulla hanno a che fare con la tradizione e la pratica vitivinicola del Cirò.

    L’adozione di un simile Disciplinare permetterebbe una quantità infinita di combinazioni possibili per la produzione di vini “Cirò” sostanzialmente diversi tra loro, compromettendo così le caratteristiche organolettiche che identificano in modo pressocchè univoco il “Cirò” attualmente prodotto.

    Sul mercato saranno presenti prodotti diversi che non rappresenteranno più un territorio ma le diverse aziende.

    Di fatto la D.O. sarà parificata all’ I.G.T., un declassamento che recherà grave danno economico all’intero comparto vitivinicolo del Cirò.

     

    • L’art. 2 della proposta di disciplinare non ha il consenso degli attori della filiera vitivinicola del Cirò

    Il parere della Regione Calabria non è favorevole alla proposta di modifica del Consorzio per la tutela Ciro’e Melissa.

     

    Infatti la nota trasmessa dalla Regione Calabria al Mi.P.A.A.F recita:

    “La proposta di modifica originaria poteva dare atto ad interpretazioni distorsive rispetto alla garanzie del legame con il territorio”

    pertanto la Regione Calabria ha riformulato l’art.2 in questa forma :

    I vini Cirò rosso e rosato devono essere ottenuti da uve prodotte da vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica:

    Gaglioppo minimo 80%

    possono concorrere alla produzione di detti vini le uve a bacca rossa provenienti dalle varietà idonee alla coltivazione nella Regione Calabria da sole o congiuntamente fino ad un massimo del 20% ad esclusione delle varietà Barbera, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon,  Sangiovese e Merlot,  che possono concorrere fino ad un massimo del 50% al suddetto 20%

     

    Il C.d.A. del  Consorzio per la tutela Ciro’e Melissa rispondendo in merito alla proposta della Regione Calabria in data 26.04.2010 comunica di aver approvato all’unanimità quanto segue:

    varietà Gaglioppo minimo 80%

    uve a bacca nera  provenienti dalle varietà idonee alla coltivazione nella Regione Calabria fino ad un massimo del 20% ad esclusione delle varietà Barbera, Cabernet Franc,  Cabernet Sauvignon,  Sangiovese e Merlot,  che possono concorrere nella misura massima del 10% al suddetto 20% che è sostanzialmente diverso da quanto proposto dalla Regione Calabria, infatti la

    Regione pone un limite del 10 % per alcune varietà (50% al suddetto 20%), mentre il C.d.A. Del Consorzio approva un limite del 2% per le stesse varietà (10% al suddetto 20% ).

    Inoltre dal verbale delle audizioni tenute dalla Regione Calabria (allegate agli atti del procedimento di modifica) risulta che altri attori importanti della filiera vitivinicola del Cirò  (Coop. CAVIC, Ass. I vignaioli del Cirotano, Azienda Librandi), sono contrari alle modifiche proposte.

    Il parere della Regione Calabria non è quindi supportato dal consenso del Consorzio di Tutela, nè dagli altri soggetti interessati che non aderiscono al Consorzio.

     

    • La perizia giurata, allegata dal Consorzio per la tutela Ciro’e Melissa alla richiesta di modifica del disciplinare, non è sufficiente ad attestare la validità della richiesta

     

    Nella perizia giurata si dichiara che:

    “La necessità di utilizzare una discreta percentuale di uve di vitigni diversi dal Gaglioppo deriva dall’esigenza di migliorare il colore del vino in modo da renderlo più accattivante per l’attuale consumatore”

    Per raggiungere tale scopo, nella perizia si valida come modifica migliorativa l’utilizzo di TUTTE le varietà idonee alla coltivazione nella Regione Calabria. Bisogna invece considerare che le caratteristiche e la qualità del colore di un vino non sono definibili in modo univoco e assoluto. Esistono infatti uve come il Pinot Noir e il Nebbiolo, da cui derivano grandi vini di terroir come i crus della Borgogna, il Barolo, il Barbaresco contraddistinti da una bassa intensità del colore e da tonalità anche aranciate. Di queste caratteristiche cromatiche, i produttori Piemontesi e della Borgogna ne fanno un punto di forza  risultando ugualmente “accattivanti per l’attuale consumatore”.

    Inoltre negli studi e nelle ricerche citate nella perizia giurata non sono state studiate TUTTE le varietà a bacca nera idonee alla coltivazione nella Regione Calabria ma solo 3 su 19, (Lovino et al, 2001) questo vale anche per le analisi chimico fisiche ed organolettiche che non hanno riguardato la combinazione del Gaglioppo con TUTTE le varietà idonee alla coltivazione.

    Viene così a mancare una valutazione esaustiva ed oggettiva che attesti l’obiettività e la validità della richiesta, contrariamente a quanto disposto all’art. 4 della L. 164/92.

    Recenti ricerche (AA. VV. 2008) dimostrano che non tutte le varietà sono adatte ad apportare colore: ad esempio il Nerello Mascalese (compreso tra le varietà idonee) ha un profilo antocianico poco interessante per lo scopo proposto.

    Altre ricerche promosse dalla Regione Calabria per la zonazione del Cirò (AA. VV., 2002) riportano una significativa correlazione tra quantità e qualità del colore e quantità di uva Gaglioppo prodotta; infatti a maggior quantità di uva prodotta corrisponde un’evidente decadimento del parametro colore.

    A dimostrazione che non è il vitigno Gaglioppo ad avere problemi di colore, ma l’esasperazione produttiva che fa degenerare le caratteristiche cromatiche.

     

    • Assenza di tutela rispetto a possibili variazioni future della base ampelografica.

     

    Il concetto di utilizzare TUTTE le varietà a bacca nera idonee alla coltivazione nella Regione Calabria apre al rischio di subire “in automatico” una variazione della base ampelografica da cui è possibile produrre il “Cirò”, senza le necessarie valutazioni tecnico scientifiche ed organolettiche.

    Infatti non c’è alcuna norma che nel futuro impedisca di utilizzare vitigni oggi non presenti nell’elenco ma che potrebbero essere considerati idonei alla coltivazione in Calabria.

    Tale eventualità, se praticata, corrisponderebbe di fatto ad una modifica del disciplinare di produzione del “Cirò”, eludendo l’iter burocratico previsto dalla normativa in materia di  modifica dei disciplinari di produzione delle D.O.

     

    Articolo 6 

    La proposta prevede per i vini “Cirò” rosso, rosato e bianco per il parametro Acidità totale minima il valore di 4,5 g/l

     

    Controdeduzioni all’art. 6 della proposta di disciplinare: 

    L’acidità totale del vino è un valore che incide significativamente sulle caratteristiche organolettiche del prodotto e sulla conservazione del vino. A valori di acidità relativamente bassi corrispondono dal punto di vista organolettico vini piatti e con scarsa attitudine alla conservazione, più instabili dal punto di vista microbiologico (anche per l’influenza che l’acidità totale ha sui valori di pH).

    Pertanto variare il valore minimo dell’acidità totale da 5,0 g/l a 4,5 g/l è da considerarsi una modifica peggiorativa rispetto alle caratteristiche attuali del “Cirò”.

    Tale modifica, inoltre, non è sostenuta da alcuna valutazione tecnico scientifica nella perizia giurata ne tanto meno da  analisi chimico fisiche ed organolettiche richieste dalla L. 164/92, che verifichino in modo obbiettivo il carattere migliorativo della modifica.

    Infine di tale variazione non si trova traccia nella proposta di disciplinare presentata dal Consorzio di Tutela Cirò e Melissa, né tantomeno nel parere rilasciato dalla Regione Calabria.

     

    Istanza all’articolo 2 

     

    Per quanto riportato nelle controdeduzioni all’art. 2 riteniamo che:

    avendo la possibilità di utilizzare indiscriminatamente TUTTE le varietà idonee alla coltivazione nella Regione Calabria verrebbero sicuramente a mancare le caratteristiche di peculiarità, territorialità ed identità che dovrebbero contraddistinguere i vini a D.O. rispetto ai vini I.G.T.

    Inoltre la perizia giurata e le analisi fisico chimiche ed organolettiche sono chiaramente insufficienti a validare il miglioramente delle caratteristiche del “Cirò” attualmente prodotto, poichè non hanno  valutato l’impatto di TUTTE le varietà idonee in combinazione con il Gaglioppo.

    L’utilizzo di TUTTE le varietà idonee alla coltiazione in Calabria espone al rischio di cambio di disciplinare senza il necessario iter burocratico.

     

    Pertanto chiediamo che l’art. 2 venga così modificato:

    • I vini Cirò rosso e rosato devono essere ottenuti esclusivamente da uve Gaglioppo

    o in subordine considerare che nella composizione ampelografica le uve a bacca bianca previste dal vigente disciplinare vengano sostituite SOLO dalle varietà autoctone storicamente presenti nel cirotano atte ad apportare colore e quindi che l’art. 2 venga così modificato:

    I vini Cirò rosso e rosato devono essere ottenuti da uve prodotte da vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica:

    Gaglioppo minimo 95%

    possono concorrere alla produzione di detti vini le uve a bacca rossa delle varietà Greco Nero, Magliocco, da sole o congiuntamente fino ad un massimo del 5%

     

    Istanza all’articolo 6 

     

    Considerando il carattere peggiorativo della proposta chiediamo che all’art. 6 il parametro Acidità Totale minima per i vini “Cirò” rosso, rosato, bianco rimanga invariato rispetto al disciplinare  vigente e ciòè:

    Acidità Totale minima 5,0 g/l

     

     

    Bibliografia:

    1. VV., 2008 – Il Gaglioppo e i suoi fratelli: i vitigni autoctoni calabresi. Territorio creativo, Sommacampagna (VR)
    2. VV., 2002 – Carta dei suoli e zonazione viticola del Cirò DOC. ARSSA Calabria, Cosenza

    LOVINO R.,LA NOTTE E., SURIANO S., SAVINO M., DIMITRI P., (2001) – Caratterizzazione polifenolica di uve nere da vino di vitigni autoctoni dell’italia meridionale. Atti 2° Workshop POM Misura 2 – Progetto B35. Foggia, 1° Giugno 2001

     

    In fede

     

  • Appello Slow Food per il Moscato di Saracena

    Appello Slow Food per il Moscato di Saracena

    In questi giorni è iniziata presso il MIPAF la discussione in merito alla richiesta da parte dei produttori di Moscato di Saracena, di riconoscimento della DOP e implicitamente, dell’accettazione in deroga del metodo di produzione del Moscato stesso. Questo vino, antico e nobilissimo, infatti, si ottiene aggiungendo al mosto di varie uve locali precedentemente concentrato, una quantità variabile di moscato appassito e spremuto in maniera molto soffice, addirittura con le mani. A questo punto parte una fermentazione molto delicata e lunga nel tempo, sino ad ottenere un vino ambrato, di notevole corpo, ricco di profumi speziati e di un retrogusto generalmente ammandorlato.

    E’ un vino unico al mondo, che si produce solo nel territorio comunale di Saracena, un comune al confine del Parco del Pollino. Si produce da secoli in tutte le cantine locali, per uso famigliare e da qualche anno anche per la commercializzazione: si tratta di poche bottiglie, nel complesso, ma il valore storico, sociale e culturale di questo vino è enorme. Attorno al Moscato di Saracena si riconosce un’intera comunità, una comunità che da questo prodotto può ricavare un’interessante integrazione al reddito in un territorio degradato e afflitto da una pesante crisi economica. Slow Food ha realizzato un Presidio su questo Moscato, che ufficialmente prenderà il via il prossimo anno, ma che di fatto già sin d’ora ne evidenzia le caratteristiche e le potenzialità.

    Chiediamo pertanto con convinzione alla Commissione esaminatrice, che questo patrimonio non venga svilito negandogli il diritto sacrosanto di chiamarsi vino: perché tale è e non può essere apparentato ad altre preparazioni a base di vino.

  • La Calabria sulla tavola degli Obama

    La Calabria sulla tavola degli Obama

    Sono entusiasti i produttori di olive carolee alla notizia che il prodotto tipico calabrese era tra i cibi ‘made in Italy’ della tavola di fine anno della coppia presidenziale americana. E in coro si dicono pronti a inviare un omaggio alla Casa Bianca, un gesto di cortesia nel confronti di Barack Obama e consorte e un’opportunità per esportare nel mondo una delle prelibatezze nostrane di cui pare la first lady sia particolarmente golosa. «Stiamo contattando l’ambasciata americana per far pervenire alla Casa Bianca al presidente Obama e alla first lady Michelle un omaggio di olive carolee», annuncia a Ign, testata online del gruppo Adnkronos, Mario Caligiuri, sindaco di Soveria Mannelli e docente all’Università della Calabria. Il sindaco sta coordinando l’iniziativa che vedrà coinvolti diversi produttori. «Ci stiamo muovendo per conoscere le procedure per l’invio dell’omaggio in tutta sicurezza e nel modo più veloce possibile -dice Caligiuri-.

    Le olive calabresi hanno aperto il cenone degli Obama come antipasto accompagnato ad un vermouth rosato “orange” così come richiesto agli chef della cucina presidenziale direttamente dalla signora Michelle.

    Dopo le olive, la cena è continuata con altri prodotti bandiera dell’enogastronomia italiana, tra cui i vini toscani. Ci auguriamo, per la prossima cena italiana della coppia presidenziale, che le olive possano essere abbinate meglio con un vino calabrese.

     

  • Di…Vino Jazz ad Altomonte

    Di…Vino Jazz ad Altomonte

    Parte ad Altomonte la 7° edizione del Di…Vino Jazz, evento all’insegna dell’incontro tra musica e degustazioni enogastronomiche.

    In programma da domani, mercoledì 1° settembre a domenica 5 settembre nel caratteristico centro storico di Altomonte, il festival, il festival è nato nel 2004 da un’idea di Enzo Barbieri e Francesco Gallavotti.

    Ricco più che mai il cartellone artistico, che come ogni anno ha una sua specifica tematicità – che questa volta si esplica nel sottotitolo “La Passione e il Lirismo” – e che è stato costruito pensando a due importantissimi anniversari che ricadono nel 2010 e che riguardano due musicisti che hanno scritto pagine fondamentali della storia del musica: da un lato, Bill Evans, pianista che ha letteralmente rivoluzionato il modo di suonare il pianoforte jazz (di cui ricorrono trent’anni dalla morte), e, dall’altro, Django Reinhardt, chitarrista gipsy nato cento anni fa, che ha praticamente inventato un nuovo stile musicale.

    Ogni sera, come da tradizione del Di…Vino Jazz, oltre alla musica (con i concerti ad ingresso libero che inizieranno alle ore 21.30) verrà dato spazio alle degustazioni enogastronomiche – di prodotti tipici calabresi, del cous cous marocchino e dei vini prodotti dalle Cantine iGreco – che saranno finalizzate alla raccolta di fondi per il progetto “Terra Madre”.

     

    http://www.divinojazz.com

     

  • Un giorno diremo: C’era una volta il Cirò

    Un giorno diremo: C’era una volta il Cirò

    Abbiamo condiviso e firmato con Slow Food Italia, Slow Food Calabria, Fondazione per la Biodiversità e Luciano Pignataro la posizione contraria alla modifica del disciplinare del Cirò:

     

    Giovedì 26 agosto si è riunito a Vibo Marina il coordinamento Slow Food Calabria alla presenza del presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Piero Sardo, per discutere tra le altre cose della notizia di modifica del disciplinare di produzione del vino Cirò.

    La modifica del disciplinare che consentirebbe l’introduzione di vitigni diversi dal Gaglioppo, il vitigno storico di Cirò, è stato approvato sia dalla maggioranza dei produttori del consorzio che dalle istituzioni. Per fortuna un gruppo di produttori che come noi credono che la viticoltura italiana debba assolutamente privilegiare le varietà locali e tradizionali ha intenzione di presentare ricorso contro questa modifica. Slow Food appoggia e appoggerà in toto questo ricorso: crediamo che la biodiversità vitivinicola sia un grandissimo valore soprattutto in Italia e che affidare le proprie strategie commerciali ad una maggiore omologazione dei vini in una concorrenza globale, che si fa sempre più agguerrita e al ribasso, sia profondamente sbagliato. Fare Cirò in modo tradizionale, rispettando le specificità dell’uva e le sue caratteristiche organolettiche sia possibile, anzi necessario. Un vino Cirò che preveda i soliti Cabernet e Merlot non può che prima o poi andare in contro ad un disastro commerciale e chiediamo a tutti coloro che credono in una viticoltura naturale, rispettosa delle tradizioni e delle caratteristiche dei territori di appoggiare questo ricorso e di fare pressioni presso le istituzioni affinchè non si dia seguito a questo errore.

     

    Slow Food Calabria

    Slow Food Italia

    Fondazione Slow Food per la Biodiversità

    Vinocalabrese.it

    Luciano Pignataro Wine Blog

  • Top Hundred: i calabresi

    Top Hundred: i calabresi

    Da nove anni Paolo Massobrio e Marco Gatti scelgono 100 vini alla volta, che diventano i Top Hundred, ovvero i 100 migliori vini d’Italia, che presto usciranno con la “corona radiosa” sul best seller Il Golosario. Sono 9 anni che i due giornalisti con il papillon (nome del loro movimento di consumatori) premiano i vini, escludendo per l’anno seguente le cantine premiate nelle edizioni precedenti. Ad oggi sono quindi 900 le cantine premiate.

     

    PICHILLI – Palizzi Rosso “Prastico” (nerello, calabrese, gaglioppo, greco nero) 2006

     

    RE ALARICO – Calabria Bianco “Passo dei Greci” (mantonico, greco di bianco)

     

    fonte Club Papillon

  • Ecole d’ete: 2 lezioni a cura di Vinocalabrese

    Ecole d’ete: 2 lezioni a cura di Vinocalabrese

    Si terrà dal 22 al 31 agosto la nona edizione dell’Euromed Meeting tra Cirò e Saracena. Il meeting negli anni è diventata un vera e propria scuola estiva e quest’anno vedrà la partecipazione di oltre 100 studenti provenienti da tutto il mediterraneo. L’evento, ideato dall’associazione Otto Torri sullo Jonio e diretto da Lenin Montesanto, propone un ricco calendario di appuntamenti formativi sul tema della qualità della vita. Vinocalabrese, partner dell’iniziativa, ha invitatoLuciano Pignataro de Il Mattino, responsabile per Campania, Basilica e Calabria del guida ai vini di Slow Food e titolare di uno dei più seguiti blog italiani del settore wine & food e Piero Sardo, presidente della Fondazione internazionale Slow Food per la Biodiversità.

     

    LUCIANO PIGNATARO

     

    * Le minoranze per resistere devono diventare intelligenti

     

    Cirò Marina – 23 agosto 2010 ore 10

    Sala conferenze Senatore vini

     

    PIERO SARDO

     

    *Per una qualità buona giusta e pulita

     

    Cariati Marina – 24 agosto 2010 ore 12.45

    Sala conferenze Centro Sociale

     

     

    Il programma e ulteriori info su www.8tj.eu e

    www.9euromedmeeting.blogspot.com

     

  • Le “Corone” e le “Golden star” della guida. Vini Buoni d’Italia 2011

    Le “Corone” e le “Golden star” della guida. Vini Buoni d’Italia 2011

    Anteprima delle anteprime, la guida del Touring Club Italiano ha comunicato i vini da vitigno autoctono premiati con il massimo riconoscimento.

    4 delle 247 Corone e 5 delle 217 Golden Star vanno al vino calabrese:

     

    CORONA

     

    Cantina Val di Neto – Melissa Doc Rosso Superiore Mutrò 2005

    Ceraudo Roberto – Val di Neto Igt Rosato Grayasusi Etichetta Rame 2009

    Librandi Antonio e Nicodemo – Cirò Doc Rosso Superiore Riserva Duca San Felice 2008

    Terre di Balbia  – Calabria Igt Rosso Serra Monte 2007

     

    GOLDEN STAR

     

    Tenuta Iuzzulini – Cirò Doc RossoMaradea 2006

    Terre di Balbia  – Calabria Igt Rosso Balbium 2008

    Ceraudo Roberto – Val di Neto Igt Bianco Grisara  2009

    Colacino Wines  – Savuto Doc Rosso Vigna Colle Barabba 2009

    L’Acino – Calabria Igt Mantonicoz 2008