Sono già in tanti tra cantine, viticoltori e operatori del settore, soprattutto del cirotano, ma anche da altre zone della Calabria, che giudicano pericoloso il tentativo di minare la distintività del vino calabrese e anche la Coldiretti Calabria attraverso il suo presidente Pietro Molinaro prende una chiara posizione sull’argomento. “Il Vinitaly 2016 – esordisce – ci consegna un dato eloquente: il vigneto calabrese è in salute, viene apprezzato dal consumatore e dai mercati e se valorizzato – come quest’anno ha ben fatto la Regione Calabria – con un brand di promozione unico mettendo insieme tante cantine, ma rispettando la distintività, i margini di miglioramento sono notevoli”. Ed ancora argomentando commenta che: “a contribuire maggiormente alla svolta storica del 2015, che ci ha visto superare il vino francese e risalire le vendite delle bottiglie di vino sono stati i vini autoctoni e che il cambiamento nelle abitudini di consumo del vino – sottolinea – premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio. Nel tempo della globalizzazione – precisa ancora – beviamo locale. Da Coldiretti quindi un secco no – afferma – a mettere il tappo alla distintività del modello agroalimentare del vino calabrese fatto di tradizione, passione ed eccellenza. Giudichiamo pericolosi i tentativi di minare la distintività delle produzioni come dimostra la recente discussione comunitaria sulla liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione che consentirebbe anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Gaglioppo, Nerello, Magliocco solo per fare alcuni esempi. Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione. Questo – continua – unito alla decisa svolta verso la qualità ha messo in moto nel vino un percorso virtuoso che ha stimolato la competitività e in grado di conciliare ambiente e territorio con crescita economica e occupazionale ”. Certo, prosegue, ad esempio i consorzi di tutela delle denominazioni di origine devono impegnarsi nel migliorare costantemente i disciplinari di produzione, senza cedere alla tentazione di abbassare gli standard minimi di qualità per ottenere benefici di breve periodo e bisogna continuare . parallelamente, a favorire l’adozione di pratiche colturali e tecniche produttive d’eccellenza o innovative. Un dato che assolutamente non va trascurato e sul quale tante cantine calabresi hanno investito e continuano a farlo è quello relativo all’ampiezza del nostro patrimonio ampelografico che costituisce un punto di forza di fronte a un consumatore sofisticato e sempre più curioso e che non ama l’omologazione. CS COLDIRETTI CALABRIA