Hanno esplorato e approfondito, in un confronto aperto e multidisciplinare, il tema “La tavola di Natale”. E hanno prospettato, col sottotitolo “Calabria: cibi e vini di tradizione”, una lettura di “genere” delle usanze enogastronomiche natalizie, mettendo in luce l’apporto femminile di creatività, competenze e rinnovamento del comparto enologico.
Domenica scorsa ad Altomonte, nella cornice dell’hotel Barbieri affacciato sul pregevole borgo medioevale, “Le Donne del Vino Calabria”, guidate da Vincenza Alessio Librandi, delegata regionale dell’associazione, hanno promosso un’importante riflessione collettiva sulle usanze natalizie regionali. Scopo dichiarato dell’iniziativa, la tutela e la valorizzazione di un patrimonio di cultura materiale ma non solo, legato al cibo, al vino e al territorio.
Dopo i saluti di benvenuto di Laura Barbieri, donna del vino e padrona di casa, l’intervento di Vincenza Alessio Librandi, che ha condotto i lavori, ha puntato l’attenzione sul peso crescente delle presenze femminili nello scenario enologico. La Librandi ha colto l’occasione per annunciare i prossimi progetti che nel 2020 le Donne del Vino dispiegheranno sul territorio regionale, e per sottolineare che anche quello del vino si sta rivelando sempre meno un “lavoro da uomini”, un modo garbato ma orgoglioso per ricordare che pure in Calabria il vino sta cambiando look ed è in corso una rivoluzione rosa.
E’ toccato poi al professor Ottavio Cavalcanti, già ordinario di “Storia delle Tradizioni Popolari” all’Università della Calabria, tratteggiare le tradizioni locali legate alla tavola di Natale. “Scaliddri”, “turdiddri”, “pitte impigliate” e dolciumi, pani dolci e sacri, e modalità di consumi sono stati illustrati in chiave antropologica e storica, con un excursus che, oltre le tradizioni cristiane, è risalito ai riti legati al solstizio d’inverno, al contrasto tenebre-luce, al “Natale del sole vittorioso “. Lo studioso ha concluso rimarcando come sia diffusa la tradizione delle 13 portate natalizie e quanto gli usi in Calabria cambino parecchio anche a distanza di pochi chilometri.
E proprio alla grande diversificazione di una tradizione gastronomica “plurale” si è riallacciato l’intervento di Maria Rosaria Romano, donna del vino e sommelier (presidente di Ais Calabria), che ha fornito preziose indicazioni per favorire al meglio il connubio vino-cibo in un pranzo complesso come quello natalizio. Nel tintinnare di calici di bianchi, rosati, rossi, passiti e bollicine, raccontato dalla Romano, non è mancata un’incisiva sottolineatura dei livelli di qualità raggiunti dall’enologia regionale.
Il successo del convegno (che ha fatto proprio anche un contributo di solidarietà con la “Mensa di Mamre” promossa don Francesco Faillace) è stato confermato dagli interventi del professor Giuseppe Squillace, docente di storia greca all’Università della Calabria, di Emanuele Di Stefano, esperto di arte presepiale che ha messo in luce una mostra sul tema e dalle significative presenze di produttrici di vino, da Flaviana Bilotti (Serracavallo) a Maria Paola Marini (Poderi Marini), da Francesca Curto (Cava di Melis) e le sorelle Belmonte (Antico Fienile), insieme alle donne del vino: la sommelier Silvia Gulisano e le sorelle Caterina e Domenica Malaspina dell’omonima cantina reggina (hanno inviato messaggi di saluto le donne del vino Luciana Marino e Tiziana Pedà, assenti per motivi di lavoro).
Infine, guidati dalle melodie degli zampognari, aperitivo in terrazza e una degustazione con ricco buffet : “Ispirato alla tradizione delle 13 portate accompagnate dai vini di diverse aziende calabresi – rimarca Vincenza Alessio Librandi – a conferma della competenza e della raffinata ospitalità di casa Barbieri”.