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La FIVI calabrese

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La FIVI calabrese

di Roberto Polisicchio

Il 23, 24 e 25 novembre 2019 si è svolta la IX edizione del Mercato dei vini dei Vignaioli Indipendenti nella consueta sede di Piacenza Expo.

Chi mi conosce bene sa che sono taciturno e cerco di starmene per i fatti miei, però a volte a contatto di qualcuno e qualcosa divento estroverso e brillante, nella fattispecie, con la semplicità dei vignaioli indipendenti e con il loro vino genuino. Mi esalto nel “rumore gradevole” di una fiera ineguagliabile e mi lascio coinvolgere emotivamente, inebriato dai profumi e dai sentori (aromatico, floreale, fruttato, speziato…) dei vini, probabilmente perché incontro gente con valori irrinunciabili, come l’amore per la terra ed il rispetto della natura.

Il logo della Fivi, < un omino che trasporta uva e che proietta un’ombra a forma di bottiglia …. Produttori che vivono e operano in uno specifico territorio e che non si limitano a prendere, ma si prodigano a dare; rispettando, custodendo, tutelando, e promuovendo la specifica area in cui lavorano. Ed è così che ogni bottiglia racconta la propria storia, restituendo con gli interessi tutto quello che dal territorio ha preso. > per approfondire

Per il quarto anno consecutivo partecipo e prendo atto che sono 626 i vignaioli coinvolti e presenti sui 1.300 soci di tutte le regioni italiane (credo che esista ormai un “Click Day” per partecipare), una Federazione in crescita. I produttori associati sono suddivisi così 70% al Nord, 20% Centro Italia e 10% Sud Italia ed Isole. La crescita maggiore è al Sud ed anche in Calabria si è avuto un forte incremento delle adesioni i soci dovrebbero essere 29, ricordo all’inizio non erano neanche una decina.

La prima cosa che ti salta agli occhi quando entri al Mercato FIVI, che miete un successo dietro l’altro, è la “ricchezza umana”, un evento particolare dove il dialogo regna sovrano sia tra gli stessi vignaioli e sia tra gli espositori e i visitatori accomunati dalla passione. Qui per il consumatore conta moltissimo: il terroir, il rapporto qualità/prezzo, il conoscere tradizioni locali, il considerare il grande valore culturale dell’alimentare, insomma la maggior parte di chi passa ore ed ore nei padiglioni possiede la cosiddetta “consapevolezza del consumatore”, appartiene ad una tipologia privilegiata ed i vignaioli sono orgogliosi di essere gli ambasciatori delle proprie zone. Ed allora citiamo i 19 vignaioli Calabresi, che hanno partecipato per innalzare e diffondere il valore del vino della Regione, eccoli nell’ordine di come erano scritti sulla mappa distribuita all’ingresso: ALTOMONTE (RC), CANTINA MASICEI, (VV) CANTINE ELISIUM (CS), CANTINE VIOLA (CS), CASA COMERCI (VV), CATALDO CALABRETTA (KR), CERCHIARA (CS), DELL’AERA VIGNETI E CANTINA (CZ), DELL’AQUILA (KR), FEZZIGNA VINI (KR), LE MOIRE (CZ), ROCCA BRETTIA (CS) ROMANO VINI DI ROCCO PIRITO (KR), SANTINO LUCÀ (RC), SCALA CANTINA E VIGNETI (KR), SERGIO ARCURI VINI ARTIGIANALI BIO (KR), TENUTA DEL CONTE (KR), TENUTE PACELLI (CS), TERRE DI BALBIA (CS).

Tutti indistintamente hanno fatto scoprire il fascino e la bontà del vino calabrese in modo spontaneo, un incredibile espressione di compattezza, forza e voglia di far emergere una miscela di vini esplosivi.

Tanto da far breccia su un migliaio di persone, la soddisfazione più bella per me, e forse lo sarà anche per loro, è racchiusa nelle parole di una mia amica l’Antonella Consonni che, dopo aver visitato con me ed altri suoi amici i banchi della mia amata terra, scrive un WhatsApp “… una giornata bellissima ricca di emozioni dove ho stretto tante mani calorose e sincere di persone che lavorano con il cuore … giornate così arricchiscono e fanno stare bene”. Proprio vero, se li conosci i vignaioli di FIVI CALABRIA riscontri una categoria pura, genuina e autentica come, sovente mi è capitato di sperimentare, non poteva essere altrimenti fanno parte di un’aggregazione di vignaioli indipendenti che in maniera passionale “ha lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani”.

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